Il volume “Il brodo di Natale in Emilia-Romagna”, edito da Terrae, Opicicio Culturale Enogastronomico, racconta un viaggio di casa in casa, lungo la via Emilia alla scoperta delle ricette e dei ricordi legati al primo piatto in brodo del giorno di Natale. Sono anolini, cappelletti, tortellini e in ogni città, paese, borgo, la loro produzione è legata indissolubilmente a tradizioni di famiglia, che vorremmo non andassero mai perdute.
Due autori con la passione per il cibo
Gli autori sono Irene Fossa e Mattia Fiandaca: si occupano di gastronomia da tempo e li unisce la passione per la cucina di casa e le ricette della nostra tradizione. Li accomuna anche la voglia di stare ore ad ascoltare, scrivere e a raccontare storie, come si fa in Emilia-Romagna: intorno a un tavolo mentre si tira la sfoglia, si aggiunge il ripieno e si “sigilla” la pasta ripiena. Quando poi finalmente li mangiamo, non gustiamo semplicemente un anolino, un tortellino o un cappelletto, ma assaporiamo anche il piacere del convivio familiare e ci riconosciamo completamente in questi sapori unici e “senza tempo”.
Anche per questo il primo piatto in brodo del giorno di Natale, come lo fa la mamma o la nonna, è indimenticabile: perché al di là della lista degli ingredienti e dello spessore della sfoglia, la pasta racchiude e custodisce la storia e la memoria gastronomica familiare.
Un grande lavoro di squadra
Insieme ai due autori, hanno lavorato l’illustratrice Lucia Catellani, pronta a tradurre i racconti in disegni e colori, Rina, che ha fatto della sfoglia una missione, Bianca e il brodo che “metteva” su il suo papà la domenica mattina. C’è l’Associazione del Cappelletto Reggiano e la spagnola Dolores, sfoglina per anni del miglior ristorante di Reggio Emilia; c’è la piacentina Enrica, che tiene stretto con orgoglio un mestolo e la sua storia di ristorazione familiare; c’è la ferrarese Alessia, che a Parigi ha capito l’importanza per noi emiliano-romagnoli di mettere le mani in pasta; c’è Emanuele, che con i suoi disegni racconta la pasta. Ci sono anche Livia e la signora Maria, conosciute davanti a una telecamera per parlare di cappelletti; ci sono Giuliana e Moreno della vecchia Locanda al Gambero Rosso di San Piero in Bagno (FC) e Alessandra e Roberto, osti di Galeata (FC) nel cuore dell’Appennino tosco-romagnolo, senza dimenticare Francesca Fellini, nipote del grande regista nella sua Rimini.
Una menzione particolare va ai ragazzi del Tortellante, che a Modena hanno imparato un lavoro in piena autonomia: i loro tortellini finiscono in tanti brodi in ogni parte del mondo. Al loro progetto di emancipazione, crescita e libertà professionale viene infatti destinata una percentuale del ricavato dalle vendite così da rafforzare il fine benefico di questo progetto editoriale.
Il Brodo di Natale in Emilia-Romagna
Irene Fossa e Mattia Fondaca
Illustrazioni di Lucia Catellani
128 pagine – 25 euro
TERRAE Opificio Culturale Enogastronomico
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