Da 3 anni, nel primo giorno di primavera si celebra il tiramisù day, dedicato al dolce più famoso d’Italia e forse del mondo. Apparentemente semplice con pochi ingredienti base (savoiardi imbevuti di caffè, crema di mascarpone, tuorlo d’uovo, albume montato a neve e zucchero e cacao a guarnire) la ricetta del tiramisù in realtà viene declinata in mille varianti, più o meno una per ogni famiglia italiana, ma tutte da “acquolina in bocca”.
L’edizione 2019 di questo dolce evento interamente italiano ha coinvolto gli Eataly del mondo, a partire da Fico di Bologna, dove lo scorso 21 marzo si è tenuta una delle disfide più golose di sempre.
Protagonisti della gara, due istituti alberghieri, l’Einstein di Loreto e il Bartolomeo Scappi di Castel San Pietro Terme, con due squadre di studenti a presentare la loro miglior ricetta. Una giuria popolare ha poi decretato la vittoria dell’istituto bolognese che utilizzava i savoiardi sardi di Fonni.
Questo famoso dessert al cucchiaio, che invita alla convivialità, è tra i dolci più amati dagli italiani, il più richiesto dagli stranieri in Italia e gode di una fama incontrastata nel mondo. Ma quali origini può vantare e quali sono i suoi segreti?
Friuli Venezia Giulia e Veneto se ne contendono la paternità
Il simpatico volume “Tiramisù… una commedia golosa” di Walter Filiputti (Friuli Venezia Giulia – Via dei Sapori) traccia un accurato percorso di indagine storica sulla nascita di questo dessert, partendo dal lontano 1938 quando un giovane sous-chef friulano di Pieris (Mario Cosolo) imbarcato sullo yacht reale Savoia vinse la concorrenza dei colleghi e propose alle Maestà, con ottimi risultati, la sua creazione dolciaria, che poi porterà, a fine servizio militare, in Friuli nell’osteria paterna “Al Vetturino”. L’appellativo di tiramisù sarebbe stato poi attribuito nel 1946 da un anonimo cliente triestino alla vista della prosperosa cameriera che portava il dolce.
Tolmezzo, nel cuore della Carnia, è la seconda città coinvolta nel mistero attorno all’origine del tiramisù. La nascita o, meglio, la trasformazione partendo dall’artusiano Dolce Torino, è opera di Norma Pielli, proprietaria dell’Albergo Roma, meta prediletta, nel dopoguerra, di politici, uomini d’affari e giornalisti buongustai. Nel 1952 Norma creò il nuovo dessert eliminando il burro, inserendo l’ottimo mascarpone dei fratelli Astori e sostituendo l’alchermes con il caffè amaro. Dapprima si chiamava “trancia di mascarpone” ma poi una comitiva di triestini di ritorno da una faticosa giornata sugli sci gustarono il dolce e dichiararono che ora si sentivano belli rinvigoriti. Il patron del Roma, Peppino, apprezzò molto il osservazione e decise che da quel momento il nuovo nome era tiramisù.
Esiste anche una tesi a favore del Veneto che attribuisce la paternità del tiramisù alla città di Treviso, dove il dolce nacque verso la fine degli anni ‘60 presso il ristorante “Alle Beccherie”.
In particolare, il creatore del dessert, secondo Giuseppe Maffioli, attore italiano ed esperto enogastronomo, è stato Roberto “Loly” Linguanotto, il cuoco pasticciere delle Beccherie, il quale in un’intervista ha affermato di aver preso spunto dalla ricetta dello sbatudin, una miscela di tuorlo d’uovo e zucchero, solitamente utilizzato dalle famiglie contadine venete come rinvigorente e fortificante.
La famiglia Campeol, titolare delle Beccherie, ha aggiunto poi la crema al mascarpone, dando vita al famoso dolce a strati, così come lo conosciamo oggi.
Curiosità e record del tiramisù
Partendo dalle curiosità lessicali, l’Accademia della Crusca ha certificato che la parola tiramisù è ormai presente come “italianismo gastronomico” in ben 23 lingue diverse. Non solo: tiramisù è la quinta parola della cucina italiana più conosciuta all’estero, la prima per i dolci. Per capire il suo successo globale basta pensare che nei siti internet in lingua cinese viene citato 14 milioni di volte e anche la presenza di questo dessert appare in 7,8 milioni di siti in giapponese, 3,4 milioni in tedesco, 3,1 milioni in francese, 2,2 milioni in spagnolo e ben 18,6 milioni in lingua inglese.
A Milano è stato stabilito il nuovo record del tiramisù più lungo del mondo entrato nel Guinness dei primati: 273,5 metri, utilizzando 50.000 savoiardi 500 kg di mascarpone, 300 l di caffè, 65 kg di zucchero, 60 kg di tuorlo d’uovo, 70 kg di albume d’uovo e 65 kg di cacao amaro.
Dallo spazio ai ristoranti stellati
Il tiramisù può godere di un successo addirittura spaziale, se si considera che tra i suoi aneddoti c’è anche la particolare richiesta che l’astronauta Luca Parmitano ha fatto nel 2013, ovvero un menù speciale che prevedesse anche il tiramisù durante la sua permanenza in orbita con la navicella Sojuz dell’Esa. Ad accontentarlo è stato lo chef torinese Davide Scabin del Combal.Zero con un tiramisù̀ disidratato messo in busta per il consumo in assenza di gravità.
Anche gli chef più famosi si sono divertiti a reinterpretare il dolce più amato dagli italiani: Niko Romito ha creato un tiramisù-panino, il “bombamisù”, lo chef messinese Pasquale Caliri ha inventato il tiramisù in tubetto, nome ufficiale “tiramipiùsu“, ovvero una confezione che contiene una scatoletta sigillata di mini savoiardi e un tubetto di crema caffè.
È proprio il caso di dire che non c’è limite alla creatività e all’innovazione attorno a questa specialità tutta italiana… dalle incerte origini.
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