Dieci anni per una guida dei vini rappresentano un bel traguardo, soprattutto in un’epoca come l’attuale, dove, specie sui social network, da almeno un paio di lustri si celebra il funerale del cartaceo. Invece la guida “Slow Wine” edita da Slow Food è più in forma che mai con l’obiettivo, peraltro assai condiviso, di valorizzare i luoghi e le persone che contribuiscono ogni giorno a produrre e farci bere le amate bottiglie.
I Protagonisti della Filiera
Perché se non si conoscono i protagonisti della filiera, si rischia di trasformare il vino in un’anonima bevanda. Il vino, invece, è uno dei principali frutti della terra, legato in modo intrinseco all’uva, al luogo in cui affondano le radici di ogni singola vite, alle persone che si prendono cura delle piante e, poi, trasformano l’acino in mosto e vino. Leggendo l’edizione 2020 e facendo un confronto con la prima guida di 10 anni fa, emerge una notevole differenza. Non perché siano cambiati i protagonisti, ma perché è mutato l’approccio.
Nuovo approccio al vino
Dieci anni fa il prodotto vino era sotto i riflettori, mentre la vigna e il produttore erano al margine. Oggi la situazione è mutata, il mondo sta cambiando e la salute della Terra, da istanza trascurabile, è diventata un’impellente esigenza comune, e tutti hanno il dovere di fornire il proprio contributo. A tal proposito, il messaggio di Slow Wine è chiaro e forte: prima l’agricoltura, con il valore del vignaiolo, poi magari anche l’analisi sensoriale dentro il bicchiere. L’obiettivo comune è quello di premiare l’idea vincente del vino buono, pulito e giusto. Buona bevuta con Slow Wine!
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