Bandiera arancione Touring dal 2005, Verucchio occupa una magnifica posizione tra il mare e la collina, nella vallata del Marecchia. Questo “balcone naturale sulla Romagna” ha saputo mantenere intatto il proprio fascino nel corso di quasi tremila anni, tanto da farne una tappa obbligata per il turista che passa per la via Emilia.
La sua storia affonda nel passato: tra il IX e il VI secolo a.C. fu infatti centro importante della Civiltà Villanoviana. Ricchi reperti sono stati riportati alla luce dalle necropoli scavate attorno al paese e oggi esposti nel locale Museo Archeologico.
La città dei Malatesta
La città è d’impianto medievale e ricca di edifici storici, tra cui due poderose rocche, quella del Passerello – sui cui ruderi oggi è insediato un convento – e quella del Sasso, oggi Rocca Malatestiana, una delle fortificazioni meglio conservate del Riminese. Costruita intorno al secolo XII, ha visto il sovrapporsi di diverse opere di fortificazione nei quasi 300 anni di dominazione dei Malatesta, che ne fecero un baluardo della loro signoria.
Un’origine molto antica
Le numerose campagne di scavo dell’ultimo secolo hanno restituito oltre 600 sepolture a partire dell’Età del Ferro. I ricchi corredi funerari (monili, fibule, vestiario, vasellame, armi, finimenti per cavalli) e le complesse attività rituali consentono di riconoscere nelle tombe una manifestazione della civiltà villanoviana, fase più antica della cultura etrusca.
Verucchio, crocevia di popoli e commerci
Verucchio rappresentava durante l’Età del Ferro e fino al periodo orientalizzante un punto centrale nel controllo delle rotte adriatiche che collegavano la Grecia e l’Oriente con l’Europa centrale e settentrionale, in particolar modo per i traffici commerciali legati all’ambra baltica. Inoltre il letto ampio del Marecchia offriva un attracco sicuro alle navi che risalivano il fiume, tanto che questo tratto venne chiamato il “piccolo mare”. Le testimonianze di quest’epoca sono state talmente abbondanti da aver permesso la creazione del Museo Archeologico, che espone i reperti provenienti dalle necropoli limitrofe.
Un concentrato di arte e cultura
Ubicato nel monastero dei Padri Agostiniani del XIII secolo, il MAV (Museo Archeologico Verucchio) rappresenta un autentico concentrato di cultura ed arte per l’entroterra riminese ed espone reperti unici per raffinatezza e grado di conservazione. Oltre ai rarissimi contenitori in fibre vegetali e alle stoffe di lana, si possono ammirare gioielli d’oro e d’ambra dalle linee modernissime, corredi in ceramica e bronzo, armi ed elmi di vimini, cibi di natura animale o vegetale e, soprattutto, eleganti oggetti in legno, tra cui l’eccezionale Trono intarsiato con rappresentazioni di vita quotidiana.
L’unicità di queste scoperte deriva dal fatto che nelle tombe a pozzetto di Verucchio, scavate nel terreno argilloso, si sono ben conservati per millenni e sono giunti fino a noi oggetti realizzati in materiale organico, che difficilmente riescono a mantenersi integri, se non in particolari condizioni chimico-fisiche.
La visita al museo racconta la storia di questo villaggio villanoviano attraverso tre percorsi tematici principali.
Al piano terra nella Sala degli Antenati viene trattata la distinzione di genere maschile e femminile nell’antichità; nel seminterrato (Sala degli Armati e Sala del Mantello) il tema sono i ruoli dei guerrieri e delle filatrici/tessitrici; al primo piano, nella Sala della Tessitrice, Sala delle Ambre e Sala del Trono, il soggetto sono il rango e i corredi principeschi. Completano il percorso la Sala dell’Area Sacra, dedicata alle scoperte provenienti dall’area abitativa villanoviano-etrusca, e la Sala Tattile, allestita per scoprire in modo multisensoriale la ricostruzione di una tomba principesca femminile con il suo ricco corredo.
Cucina e Artigianato della Valmarecchia
Anche la cultura necessita… di carburante: ristoranti, trattorie e agriturismi propongono ai visitatori i gustosi piatti della tradizione romagnola.
Oltre alla sempre presente piadina con affettati, sono da preferire le tradizionali paste fresche all’uovo e la grigliata di carni miste con castrato. In stagione, da non perdere funghi, tartufi e cacciagione. Il tutto deve essere accompagnato dall’immancabile Sangiovese.
Nelle botteghe di Verucchio si possono acquistare inoltre tele stampate, ricami, mobili e oggetti in legno, oltre a prodotti biologici, carni locali, olio d’oliva e vini.
Una sosta golosa che merita il viaggio
La cucina della Rocca di Verucchio rappresenta da sempre un punto fermo per generazioni di buongustai che hanno potuto apprezzarne la passione ai fornelli e la qualità delle materie prime.
Questo ristorante nasce attorno agli anni ‘50, quando Margherita insieme al marito Sante decisero di aprire un locale dove accogliere amici, parenti e turisti.
Con la sua prima affettatrice rossa Bizerba sul piccolo piazzale adiacente alla casa, il capostipite iniziò a servire piada con prosciutto e qualche formaggio con contorno. A questo ben presto si aggiunse l’eccezionale salsiccia dello zio Dauro, il macellaio del paese, e… i clienti aumentarono, come pure le aspettative gastronomiche.
Fu forse un caso che “Santoin” scavando nella roccia ritrovasse un antico manoscritto con le ricette della corte malatestiana, nascoste, insieme ad altri oggetti preziosi, dal capostipite Mastino, tristemente famoso per la sua ferocia.
Con stupore corse dalla moglie, sicuro che quella scoperta avrebbe recato prestigio, onore e molta fortuna alla loro attività. Forse è una leggenda, ma in ogni piatto della Rocca si ritrovano gli autentici sapori del territorio, che hanno avuto origine coi Malatesta, si arricchiscono con Pellegrino Artusi, fino ad arrivare alla popolare cucina romagnola della Margherita, formidabile prima azdora della Rocca.
Da Santoin a Michele
In questi primi 70 anni la famiglia Andruccioli ha migliorato tante cose… pur senza cambiare niente: anche se il timone oggi è passato ai fratelli Michele e Marta, si può gustare ancora il “cappelletto”, ricco di citazioni nella forma e nella composizione, così come il mitico “pollo sotto al mattone” oppure le carni alla brace, provenienti dai pascoli di famiglia.
Tra le tante proposte, segnaliamo la Batlerda di Furmai, accompagnata da una super Focaccia e da una Piadina spessa “come Dio comanda”, i Cappelletti della Rocca, dalla forma e dal sapore unici, le Tagliatelle al Ragù Antico, gli Orecchioni di Carbonara, gli irresistibili Fagottini all’Ossobuco di Vitello, Raviggiolo e Tartufo Bianco. In stagione invernale, da provare le ormai introvabili Zavardone e la Minestra dello Straccio. In controtendenza ad altri locali, qui i secondi piatti sono più che mai protagonisti: oltre alla carne alla brace… da urlo (castrato, costata, misto di Mora Romagnola), imperdibili il Pollo alla Diavola cotto sotto a Mattone, il Piccione ripieno delle sue Rigaglie (un concentrato del sapere di 3 generazioni di azdore), il Coniglio affumicato con Rosmarino e Limoni in Agrodolce, l’Agnello al girarrosto profumato al Ginepro e vari arrosti “speciali” di maiale, faraona e selvaggina.
Cappelletti e Pollo al Mattone
Dalla fantasia di Michele & Company nascono anche la Faraona del Cortigiano farcita con la Mora del Doccio, il Latte Brulé delle monache benedettine, le artusiane Pappardelle al sugo di coniglio e un menù della… depravazione culinaria con ben 7 piatti dedicati ai 7 vizi capitali.
Direttamente dalla tradizione erboristica di famiglia, immancabile l’assaggio del Liquore Margherita, un infuso in alcool a 90° di semi di anice stellato, ginepro, finocchio selvatico, in macerazione per 30 giorni con scorze di arancio e limone e un cucchiaio di miele; poi si fa bollire il tutto e si filtra. Dopo una settimana il liquore è pronto per concludere nel miglior modo un pranzo… luculliano.
Indubbiamente, la cucina della Rocca colpisce i cinque sensi e fa riscoprire i perduti sapori della memoria, in un benessere gastronomico, dove i piatti della tradizione casalinga si fondono sapientemente con gli antichi gusti malatestiani e quelli borghesi dell’Artusi.
Il tutto è condito dalla professionalità e dall’entusiasmo della famiglia Andruccioli, senza dimenticare la magnifica vista sulla Valmarecchia, verde e selvaggia: un sigillo di garanzia nell’impegno incessante di Michele a ricercare e proporre le migliori eccellenze agro-alimentari ed enologiche del territorio.
www.ristorantelaroccaverucchio.com
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