Se un vecchio e celebrato film con Silvana Mangano e Vittorio Gassman si chiamava “Riso amaro”, qui a Bologna, con tutto il rispetto per il grande cinema italiano, le cose vanno al contrario e il riso è dolce. E’ infatti il riso l’ingrediente base di quello che forse è il più bolognese dei dessert. Va precisato che anche la torta di riso degli addobbi, questo il nome esatto del nostro dolce, nasce dalla necessità di celebrare una ricorrenza ben precisa: a Bologna infatti gli “addobbi” erano le feste per le decennali eucaristiche delle parrocchie, in occasione delle quali le finestre del vicinato erano addobbate con drappi colorati. Perché anche se Bologna non è mai stata troppo affezionata alle tonache sacre l’occasione per fare bisboccia all’ombra delle Due Torri è sempre preziosa e non va mai sprecata: le decennali però cadono, come dice il nome, una volta ogni dieci anni, troppo poco.
Ecco quindi che nel tempo la torta di riso è diventata di prammatica anche in un’altra ricorrenza, la Domenica in Albis, ovvero la prima domenica dopo quella di Pasqua. Poi ovviamente anche una volta all’anno era troppo poco, e ormai il dolce è totalmente destagionalizzato, reperibile in forni, pasticcerie e gastronomie praticamente dodici mesi l’anno, mentre nelle case dei bolognesi doc viene sfornato regolarmente anche nei periodi più impensabili.
Una ricetta molto semplice
La ricetta in realtà è molto semplice: riso, latte, uova, cedro candito, mandorle sminuzzate. La difficoltà risiede invece nella procedura: bisogna infatti fare grandissima attenzione, durante la cottura in forno, che non si bruci (pena un fondo carbonizzato e immangiabile) e che la sua compattezza non ne abbia a soffrire, diversamente il riso si radunerà tutto nella parte bassa formando una galletta indigeribile mentre la crema di latte resterà tutta nella parte alta, molle e sgradevole.
La scelta del liquore
Una volta sfornata si completa con un liquore: la tradizione vorrebbe l’impiego della mandorla amara, con avvertenza a stare molto attenti e a non esagerare, altrimenti anziché di dolce finirebbe per sapere di Negroni, ma siccome ogni arzdòra ha la sua ricetta personale, c’è chi ripiega sul sassolino, sul maraschino o anche, nel caso di qualche folle, sull’alchermes, che conferisce alla torta un colore a mezza via tra l’arancione e l’ocra, ma che a nostro giudizio è eccessivamente dolce per una ricetta che deve mantenere un suo equilibrio. Infine, cosa non trascurabile, la torta di riso degli addobbi si consuma tagliata in piccoli bocconi a forma di losanga, che a Bologna sono chiamati “mandléina”, ovvero mandorlina, per il loro aspetto oblungo che ricorda quello di una mandorla. Un dolce che quindi nella City of Food ha saputo crearsi uno spazio importante: al punto che da undici anni viene organizzata una competizione tra torte di riso rigorosamente fatte in casa.
La sfida benefica di Zola Predosa
L’evento, che si tiene nella fatidica Domenica in Albis, si chiama La Regina del Dolce Riso ed è frutto dell’inventiva di Franco Venuto, patron della storica Osteria del Pignotto di Zola Predosa (BO). Un evento a scopo benefico che negli anni è enormemente cresciuto, tanto che quest’ultima edizione, celebratasi lo scorso 28 aprile, si è svolta nella splendida cornice di Palazzo Albergati, sontuosa dimora nobiliare nella campagna bolognese.
Un successo che, negli anni, ha attirato la collaborazione dei grandi nomi dell’enogastronomia bolognese: dagli chef Ascom, capitanati dal loro presidente Vincenzo Vottero, alla ristoassociazione TourTlen, che riunisce oltre 30 grandi nomi della ristorazione bolognese, dal Consorzio Vini Colli Bolognesi, che ogni anno fornisce l’accompagnamento bibitorio, a Gino Fabbri, pasticcere due volte campione del mondo, che quest’anno ha presieduto la giuria incaricata di selezionare la bellezza di 137 torte in gara. Un appuntamento goloso, ma che come abbiamo detto fa anche del bene a chi ne ha bisogno: ogni edizione infatti devolve l’intero ricavato sia delle degustazioni che dell’asta delle torte di riso vincitrici, alla Fanep, l’onlus creata dal professor Emilio Franzoni e che si occupa di aiutare i ragazzi con disturbi del comportamento alimentare. Niente di meglio, quindi, di un bel dolce con cui farsi tornare un sano appetito: un riso dolce per la precisione.
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