Sono passati trent’anni esatti da quando Manlio Maggioli acquistò Palazzo Nadiani, nel centro di Santarcangelo di Romagna (RN) e decise di aprire La Sangiovesa (il nome fu creato da Tonino Guerra).
Il volume “La Sangiovesa. La Romagna in trent’anni di cucina.” racconta la storia, le ricette e gli aneddoti di questa “mitica” osteria, nata dal desiderio dell’imprenditore Manlio Maggioli e della sua famiglia di condividere con alcuni amici le cose e i cibi della tradizione romagnola. Tonino Guerra ne intuì subito le potenzialità, come contenitore, dove ammucchiare la poesia e la bellezza. Un locale che avrebbe proposto cibi e vini della Romagna, ma che poteva anche essere un luogo capace di dare “grande soddisfazione agli occhi”. L’idea che un locale potesse rappresentare e proporre una cultura a tutto tondo era innovativa per i tempi ed era un modo di pensare che Manlio sposava, così come l’aveva sposata Alteo Dolcini, altro amico fraterno, che amava e promuoveva le cose di Romagna. L’idea che la cultura materiale potesse ben rappresentare l’identità era in qualche modo rivoluzionaria e quelle tagliatelle, la piada e sanzvés (il sangiovese) diventavano la bandiera di un popolo. Tonino Guerra aggiungeva la bellezza e la poesia, quegli “oggetti” misteriosi che erano dappertutto. A simboleggiare la Sangiovesa fu scelta una donna giunonica disegnata da Federico Fellini, non a caso uno dei pochi che aveva saputo leggere poeticamente quel folclore, così vicino alle cose quotidiane, che ne aveva saputo apprezzare le colorature linguistiche senza rendere ridicolo un solo atteggiamento.
Anche l’arte figurativa la fa da padrona alla Sangiovesa, nel senso che Manlio invece di portarsela a casa l’ha appesa qui, privilegiando un grande artista del Seicento, nato a Santarcangelo. Guido Cagnacci, pittore del diciassettesimo secolo e allievo di Guercino è presente in una incredibile wunderkammer con ben quattro tele, allestite con targhetta esplicativa e vetro protettivo. I clienti, anche quelli meno avvezzi all’arte, li guardano, capiscono di essere di fronte a qualcosa di importante. E allora si avvicinano al vetro e ammirano questi magnifici ritratti.
Avvicinandosi ai fornelli, la Sangiovesa propone da 30 anni i grandi classici della cucina romagnola con una speciale attenzione alla filiera, che oggi può vantare anche un “fornitore” di casa, l’azienda agricola Tenuta Saiano: “cento ettari di aria pura” riporta la scritta all’ingresso: un paradiso terreste a 377 metri sopra al livello del mare, a Poggio Torriana, con il mare in lontananza e l’enorme sagoma di San Marino a destra. Qui si produce e si alleva: dal vino agli asini, dai liquori ai maiali, dal vermut alle pecore, con oltre il 90% della produzione destinata alla Sangiovesa.
La Romagna non è mai stata così buona!
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