Polittico Griffoni, riscoperta di un capolavoro

Dal 12 marzo al 28 giugno 2020, Palazzo Fava a Bologna ospita la mostra dedicata a questa importante opera d’arte del rinascimento italiano. Per la prima volta riunite le 16 tavole originali e la ricostruzione del polittico grazie alle tecnologie digitali.

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Nove musei internazionali, 16 tavole, 300 anni di attesa, un grande ritorno “a casa”. È un evento straordinario quello che si celebra a Palazzo Fava di Bologna con  la ricostituzione  di  uno  dei  massimi capolavori  del Rinascimento italiano:  il  Polittico Griffoni  di Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti torna a splendere nella sua integrità, a 550 anni dalla sua realizzazione e 300 dalla sua disgregazione, in un’esposizione che per la prima volta ne riunisce tutte le parti esistenti, grazie agli straordinari prestiti di tutti i musei proprietari: National Gallery di Londra, Pinacoteca di Brera di Milano, Louvre di Parigi,  National Gallery of Art di Washington, Collezione Cagnola di Gazzada (VA), Musei Vaticani, Pinacoteca Nazionale di Ferrara, Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam, Collezione Vittorio Cini di Venezia.

La Mostra apre il 12 marzo 2020

La mostra, voluta da Genus Bononiae. Musei nella città aprirà al pubblico il 12 marzo prossimo e sarà visitabile fino al 28 giugno 2020.

L’evento si costituisce di due iniziative: una focalizzata sulla pala d’altare, il suo significato e la sua importanza storica, curata da Mauro Natale, in collaborazione con Cecilia Cavalca. L’altra, sull’operato di Factum Foundation e l’importanza delle tecnologie digitali nella tutela e condivisione del patrimonio culturale, curata da Adam Lowe, Guendalina Damone e il team della Fondazione.

Ipotesi ricostruttiva del Polittico Griffoni

Un omaggio a Bologna e ai Bolognesi

“Questa mostra è un evento di straordinario fascino, dal punto di vista storico, artistico e culturale; un omaggio unico a Bologna e ai bolognesi, che potranno rivedere ‘a casa’ un’opera nata in San Petronio oltre 500  anni fa. Ma è anche  una grande occasione per  tutti di riscoprire uno dei massimi capolavori del Rinascimento italiano. La gioia di rivedere l’opera ricomposta, ci ripaga di un lavoro durato oltre due anni. Una scommessa vinta, con orgoglio, insieme ai curatori” spiega Fabio Roversi Monaco, presidente di Genus Bononiae. Musei nella città.

Il Polittico Griffoni rinasce nella sua Bologna

La superba pala d’altare dedicata a San Vincenzo Ferrer fu concepita per la cappella di famiglia di Floriano Griffoni all’interno della basilica di S. Petronio a Bologna. La sua realizzazione, collocata tra il 1470 e il 1472, fu affidata al ferrarese Francesco del Cossa, allora all’apice della sua straordinaria carriera artistica, iniziata intorno al 1456 e stroncata dalla peste nel 1478. Il Polittico Griffoni segnò l’inizio della sua collaborazione con il più giovane Ercole de’ Roberti, uno dei più formidabili sodalizi artistici del secondo Quattrocento italiano. Assieme a Cossa e de’ Roberti lavorò alla cornice il maestro d’ascia Agostino de Marchi da Crema. Attorno al 1725 il nuovo proprietario della cappella, monsignore Pompeo Aldrovandi, fece smantellare la pala e destinò le singole porzioni figurate a “quadri di stanza” della residenza di campagna della famiglia a Mirabello, nei pressi di Ferrara.

Nel corso dell’Ottocento i dipinti entrarono poi nel giro del mercato antiquario e del collezionismo prima di pervenire nei 9 musei, oltre la metà dei quali fuori dai confini nazionali, che oggi custodiscono le opere.

Le varie ipotesi ricostruttive

La possibilità di radunare per la prima volta a Bologna, dopo oltre cinquecento anni, tutti i pannelli esistenti (oltre il 90% dell’opera complessiva) di uno dei massimi capolavori del primo Rinascimento italiano rappresenta un’occasione di straordinario rilievo. Se il primo ad avanzare un’ipotesi ricostruttiva del Polittico fu, nel 1888, lo storico d’arte lombardo Gustavo Frizzoni, soltanto nel 1934 Roberto Longhi nella sua Officina Ferrarese ne immaginò un impianto molto più monumentale, vicino per struttura ai grandi polittici quattrocenteschi. Il ritrovamento, negli anni Ottanta, di uno schizzo del Polittico allegato ad una corrispondenza con monsignor Pompeo Aldrovandi, fornì la prova documentaria dell’esattezza quasi totale dell’ipotesi di Longhi. La ricostruzione di Cecilia Cavalca, presentata in mostra, che prevede la presenza di almeno 7 figure di santi sui pilastri laterali, è ad oggi la più attendibile.

Tecnologie digitali per la Tutela

Accanto all’esposizione delle singole opere al piano nobile di Palazzo Fava, i visitatori potranno godere della ricostruzione del Polittico operata da Adam Lowe, fondatore di Factum Foundation, che negli ultimi 20 anni si è dedicata alla registrazione, all’archiviazione, al restauro digitale ad alta risoluzione e alla produzione di copie esatte di opere d’arte, che uniscono tecnologia e artigianato. Factum Foundation a partire  dal  2012  ha  documentato  i  16  pannelli  del Polittico  Griffoni,  recandosi  in  ciascuno  dei musei proprietari. L’esposizione al secondo piano mostrerà come le nuove tecnologie diano vita al patrimonio culturale, dimostrando che le opere non sono oggetti fissi nei musei, ma forze dinamiche che riflettono come sono state concepite, come vengono valutate, comprese e condivise.

La sezione della mostra curata da Adam Lowe, Guendalina Damone e il team di Factum Foundation offrirà al pubblico una panoramica delle tecnologie più avanzate per la tutela e la condivisione del patrimonio culturale, a partire dalla ri-materializzazione del Polittico Griffoni fino alla ricostruzione di opere e documenti andati perduti.

 

www.genusbononiae.it